Quest'oggi vi propongo il primo "vero" post di questa rubrica. Non vedevo l'ora di parlarvene. A. M. ossia Alda Merini, una poetessa ai noi molto vicina (sia per temi che cronologicamente, essendo venuta a mancare solo alcuni anni fa, nel 2009). L'ho scelta come mediatrice, come sorta di apripista per introdurre in questo blog la poesia e far si che i versi si diffondano fra le pagine, nella home e, da qui, nei vostri cuori e nelle vostre menti.

Note Biografiche: Ci tengo che questa sezione non sia troppo lunga, ma voglio darvi solo un paio di date e luoghi per inquadrare il personaggio, renderlo più tangibile. Alda Merini nacque il 21 Marzo 1931 a Milano. Il suo talento nella poesia si rivelò molto presto, all'età di 15 anni, e da allora continuò a scrivere per tutta la sua vita. Il suo primo lavoro venne pubblicato da Spagnoletti nel 1950 ("Antologia della poesia italiana 1909-1949"). Nella sua vita subentrarono però a quel tempo, nel 1947, quelle che definirà "le prime ombre nella mia mente" e che la portarono a vivere momenti di tormento umani e di salute. Iniziò così  un'alternanza di momenti felici e di gratificazione delle sue opere e scomparse dalla scena letteraria, anche legate alla sua esperienza nei manicomi. Venne internata più e più volte (disturbo bipolare, schizofrenia, isteria...) e ogni periodo la segnò profondamente, lasciandole cicatrici indelebili. Visse in quei luoghi di reclusione attimi terribili e sconvolgenti che porteranno in seguito alla pubblicazione di uno dei suoi lavori più importanti ("La Terra Santa"). Non le fu mai attribuito il successo e il genio che meritava, e quando morì nella sua casa sui Navigli a Milano per un tumore alle ossa, il primo Novembre 2009, si trovava in condizioni economiche precarie.

Ciò di cui fu vittima la Merini, come molti altri prima di lei, fu un incasellamento diagnostico di segni e sintomi. Per ben 27 volte fu ricoverata in clinica psichiatrica e qui conobbe la sofferenza, amorosa o familiare, e il "dolore senza nome del manicomio". La genialità della donna, giudicata folle, depressa e schizofrenica, non è slegata dal dolore, ma proprio grazie ad esso la poetessa ha potuto scandagliare l'animo umano per rinascere e ritrovare "l'amore, il motore del mondo".

La poesia risulta essere per la "piccola ape furibonda", come lei stessa amava definirsi, l'unica in grado di "ascoltarla" e sollevarla dalla pesantezza della vita, risvegliando le emozioni derivate dall'osservazione della natura e dei suoi colori. Alla maschera di folle che le si attribuisce, rispondono versi orfici e onirici in cui emerge la sua vera essenza. 

Nel 1961 fu internata per la prima volta in manicomio, contro la sua volontà, dopo aver "dato in escandescenze" stanca per il lavoro e la povertà dal marito che aveva chiamato un'ambulanza. I manicomi a quel tempo erano veramente terribili: le persone si laceravano le vesti, strappavano i capelli, non c'era rispetto nei confronti dei pazienti (alcuni bisognosi di cure, altri internati solo per far spazio alla bramosia degli uomini, come lei stessa racconta). Fu sottoposta all'elettroshock senza anestesia e quel ricordo la perseguitò a lungo. Quando finalmente uscì da quel mondo di disperazione, iniziò a parlarne in pubblico, invitata talvolta in programma tesevisi, per far conoscere all'Italia cosa accadeva nei manicomi prima della nuova Legge Basaglia, e quali torture e orrori aveva vissuto. Alda  riuscì a rendere in poesia quei giorni, dopo aver accettato la presenza del male e averlo reso "un vestito incandescente". 

 

Ciò che mi ha più colpito della Merini è la sua forza, il suo risorgere dalle ceneri, la leggenda dell'amore che vince su umiliazioni e torture. Tutto viene meno e si piega al suo canto profetico che oscura il male e il dolore: le parole acquistano profondità e si legano al lettore, come una richiesta. Un "unico bacio d'amore". 

In queste poesie c'è una sorta di forte dicotomia, un binomio tra slancio e rinuncia: la Merini abbraccia la vita con desiderio, ma lo fa nell'amara consapevolezza della crudezza della vita stessa, di quante difficoltà si debbano affrontare e di quanto dolore si possa provare. È come se ci fossero un'immensa Gioia a risollevare un'esistenza triste e desolata e, allo stesso tempo, un Dolore bruciante e logorante che concretizza l'amore e incatena la sognatrice alla follia del manicomio e della vita reale. Vivendo nel pieno delle sue passioni, è stata etichettata come pazza, folle. Quando invece era solo ebbra d'amore, di vita. Un prezzo da pagare per continuare a essere se stessa, ma inquadrata da una società che agisce in nome di categorie e cornici.

I suoi versi generano in me ogni volta che li rileggo emozioni forti: rabbia, impulso, passione, ma anche amore, dolore, sofferenza e soprattutto un forte desiderio di vivere. Spero tutto ciò sia arrivato anche voi e mi piacerebbe leggere qualche vostro commento, sia su Alda che su questo nuovo progetto. A presto!

Francesco

Buongiorno lettori!

Finalmente La Quintessenza dei Libri sembra essere uscita dal suo periodo buio: c'è veramente una luce in fondo al tunnel. Il suo autore purtroppo (o per fortuna, dipende dai casi) è invece molto impegnato con i futuri esami, ma nel frattempo godiamoci questi attimi di vita. Durante l'ultimo restauro, la grafica, come avrete notato, è del tutto mutata (in qualcosa di migliore, spero) e ho rivisto tutte le mie vecchie rubriche. Sentivo, scorrendo i nomi, la mancanza di qualcosa, non mi convincevano del tutto. Mi sono chiesto "È questo ciò di cui vuoi parlare ai tuoi lettori?". Non sempre la risposta è stata affermativa. Da questa potatura è nata in me una nuova idea: diffondere versi troppo spesso dimenticati. Se mi seguite da tempo, saprete che sono sempre stato (e lo sono ancora) un lettore di classici. Non mi spaventano, né per mole né per datazione, e anzi li amo ancora di più per questa loro patina antica: alcuni sono ancora di un'attualità sconvolgente; altri invece, così incastonati nella loro epoca, diventano ritratto di chi ci ha preceduto e dei problemi che hanno dovuto affrontare, prima di lasciarci in eredità questi capolavori. Non mi sono mai spinto però verso un altro ambito stupendo della letteratura (in cui l'Italia eccelle), ossia la poesia. Ok, fermi, non scappate. So che alcuni di voi potrebbero essere tentanti, ma fate uno sforzo e datele una chance. Non sto dicendo che dovete amare per forza tutti gli autori che vi hanno ossessionato e dato noie a scuola. Non mi permetterei mai, anche perché non a tutti devono piacere le stesse cose. In questo momento non sto cercando di vendervi un libro, ma gioie, conforto e sollievo. E qui parte la televendita con tatto di numero in sovrimpressione. No, scherzo, torno serio anch'io. 

Vi racconterò la mia esperienza perché sento potrebbe aiutarvi a capirmi meglio. Vedete, negli ultimi mesi ho affrontato molte cose, oltre allo stress dato da un nuovo ambiente e da una nuova città. Capitava spesso (succede ancora oggi in realtà) di tornare a casa tardi, stanco fino al midollo, senza neanche la forza di leggere. Tutto ciò mi arrecava un dolore, quasi fisico. Da un lato ero felice di esplorare nuovi campi di studio, ma dall'altro i mondi di carta mi chiamavano a gran voce. Non ero più in grado di aggiornare il blog e così ho aperto una sera Tumblr, più per curiosità che per altro. Beh, è stato il principio di un amore. Grazie alla rapida condivisione, ho scoperto citazioni e versi. Ho riscoperto autori che avevo lasciati sepolti nei libri del liceo. E così ogni sera, sotto le coperte, cercavo frasi, pagine di diari, brevi pensieri, riflessioni che tutti questi uomini e queste donne si erano lasciati dietro. Innumerevoli parole, pregne di emozioni, sentimenti così forti da giungere a me intatti, nella loro pienezza e, talvolta, nella loro fragilità. Era come se tendessero una freccia con il loro arco e ogni notte trafiggessero il mio cuore con la loro verità. Amore e Dolore, Amicizia e Tradimento, ... i temi trattati sono sempre stati dei più vari e così ho scoperto altre visioni, altre persone (ancora prima che autori o poeti) che si sono ritrovati nelle mie stesse situazioni, con i miei stessi problemi. Si è sempre trattato di piccoli versi, piccoli mantra che mi ripetevo per darmi forza e che ogni tanto mi sfiorano le labbra perché cercano di riemergere, di diffondersi. È per questo che sono stati creati e tentano continuamente di raggiungere il loro scopo: penetrare in quanti più cuori possibile.

Fate attenzione, non voglio certo allestire una lezione. Non sono un professore né Wikipedia (a cui vi rimando per informazioni biografiche e altri dati più specifici). L'obiettivo di questi post è un altro e per raggiungerlo non ho bisogno di essere un insegnante, né voglio indossare i panni del blogger critico o del lettore esperto. Qui e ora sono un essere umano che riporta i versi che lo hanno toccato nel profondo e nei quali ha riscoperto se stesso. Spero, così facendo, di illuminare con queste verità altre vite e, se possibile, di riempirle di amore e conforto.

Questo post, come starete notando si sta prolungando molto, ma perdonatemi, prima di iniziare quest'avventura ho bisogno che capiate le mie motivazioni e ciò che mi spinge a scrivere di poesia. 

Veniamo ora al titolo: "In Rime Sparse". Forse avrete già colto il richiamo letterario, ma se gli anni di studio sono lontani e non lo ricordate, ci penso io, nessun problema. Ebbene si tratta del Canzoniere di Petrarca, la più famosa opera di questo autore (sebbene non la sua preferita). L'espressione traduce il primo latino dell'opera "Rerum vulgarium fragmenta", ossia frammenti di cose volgari, e allude all'operazione poetica di raccolta ed ordinamento di frammenti sparsi ed eterogenei (in lingua volgare) della poesia, e perciò dell'anima, dell'autore. La scelta del volgare e non del latino colpisce in quanto lingua della comunicazione, del comune parlato, del popolo, in altre parole, adatta a un pubblico maggiore rispetto alla cerchia ristretta dei dotti del tempo. I testi e gli autori che richiamerò quindi saranno solo frammenti e sempre vari e diversi, sia per temi che per stili ed epoche. Passeremo insieme dai mostri sacri della storia italiana ad autori del tardo Novecento, da aforismi e massime a poesie orientali, passando anche per autori contemporanei e, forse, inaspettati.

Questo sopra è il banner della rubrica. Quando lo riconoscerete, saprete che avrete bisogno per leggere il post di un attimo di silenzio, moneta rara oggigiorno. La poesia è sempre qualcosa di intimo e personale, ma credo la si apprezzi meglio se completamente svuotati dei doveri e degli impegni, magari di notte, quanto tutto tace, compresi gli appuntamenti e la frenesia del giorno, con un solo e luminoso tetto: le stelle. 

Mi sarebbe piaciuto iniziare a introdurvi già un'autrice che ho sempre amato, ma credo di essermi dilungato abbastanza. Attenderò per parlarvene... fino a domani! Vi lascio solo le sue iniziali: A. M.